Come l’IoT ci sta cambiando la vita

di Anna PiazzaAssociata AISM
Pubblicato su MyMarketing.Net il 10/1/2018

Il mondo è in continuo fermento. Ci muoviamo più velocemente, lavoriamo più velocemente, pensiamo più velocemente.
I numerosi supporti tecnologici con i quali abbiamo riempito le nostre vite, ci permettono di essere sempre connessi, accedere ad un bagaglio di conoscenze molto più elevate di un tempo, in modo istantaneo. Siamo multitasking. La tecnologia è nostra alleata e ci supporta nella vita di ogni giorno. Grazie ai diversi dispositivi di cui ormai, tutti noi siamo dotati, riusciamo a controllare (è proprio il caso di dirlo) numerosi aspetti delle nostre vite. Ma come mai tutta questa tecnologia? E’ davvero necessaria? Il così detto Internet of Things (IoT) è un neologismo che identifica le possibili applicazioni di internet alle ‘cose’ del mondo, ovvero oggetti e luoghi reali. Coniato dall’ingegnere americano Kevin Ashton (co-fondatore dell’Auto ID Center presso il Massachusetts Institute of Technology) nel 1999, ha trovato poi applicazione in diversi campi, e ad oggi la ricerca per la creazione di nuovi sensori intelligenti capaci di ‘facilitarci’ la vita, è in piena crescita.

  1. La connessione degli oggetti
  2. Gli scenari futuri

La connessione degli oggetti
Il concetto che sta alla base, è che gli oggetti possano interconnettersi grazie all’utilizzo di sensori e tecnologie di comunicazione di vario tipo e, che grazie all’utilizzo della rete internet possano ‘parlare’ tra loro. Le Internet of Things vengono ad oggi utilizzate in molteplici campi, dalla robotica, passando per l’industria automobilistica e biomedicale, fino ad arrivare alla zootecnia e all’agricoltura. Ogni dispositivo ‘intelligente’ che riempie le nostre case e i nostri posti di lavoro, è da considerarsi una IoT. Le più diffuse sono le reti wireless e WiFi che diffondono la rete in ogni luogo, a cui possiamo collegare molteplici dispositivi: computer, telefoni, ma anche dispositivi di sorveglianza, sensori per il controllo energetico, elettrodomestici ecc.

Pensiamo alle nostre auto ad esempio: quasi tutti i modelli ormai sono dotati di sensori di parcheggio, di frenata automatica o di avvisi vari, che ci indicano lo stato di ‘salute’ della nostra auto. Tutti questi dispositivi ci permettono di distogliere l’attenzione dalle faccende di uso più comune, dandoci la possibilità (o l’illusione?) di avere più tempo per noi.

Essere così interconnessi però ci rende anche molto più vulnerabili all’incursione di virus e malware che possono rubarci dati sensibili. Ecco perché la nuova filosofia per il futuro si baserà sul binomio “alta velocità e protezione dei dati” come emerso dall’Akamai Edge 2017 tenutasi a Las Vegas lo scorso ottobre.

Quello degli attacchi mirati tramite hardware non è un problema da poco, anzi. La protezione dei dati personali dei privati cittadini e la sicurezza delle grandi aziende deve essere la priorità, molte volte infatti non servono specifiche abilità tecniche o grossi investimenti, per compromettere la sicurezza degli ignari cittadini, come avviene per le offensive Ddos (ovvero la tecnica con cui un server viene bombardato di richieste fino a renderlo incapace di soddisfarle, che recentemente ha messo in crisi grossi siti come Twitter, eBay, Spotify, New York Times ecc).

Gli scenari futuri
Non è difficile da immaginare che da qui al prossimo futuro diventeremo sempre più connessi e tecnologici. Si stima infatti che per il 2020 ci saranno 50 bilioni di dispositivi connessi, che genereranno 9 trilioni di vendite, con uno scambio di circa 600 zettabyte di dati l’anno: cifre da fantascienza. La possibilità di parlare e di interfacciarci con sensori intelligenti ormai non è più fantascienza: basta pensare a Siri per quanto riguarda i dispositivi iOS, pionieri di questo tipo di tecnologie intelligenti, che permettono il riconoscimento facciale dell’utente come dispositivo di sicurezza per il proprio IPhone o IPad, dopo le ormai già sdoganate impronte digitali.

Stiamo andando verso la creazione di dispositivi unici e totalmente personali che rispondano solo a noi come legittimi proprietari: pregni di quel senso di unicità e individualità di cui (evidentemente) necessitiamo. Macchine intelligenti al nostro servizio: luci che si accendono tramite controllo vocale, elettrodomestici che si avviano automaticamente, capaci di pulirci casa o farci il caffè, automobili che ci ‘proteggono’ su strada, orologi che ci leggono le mail, controllano il battito del nostro cuore e ci danno il buongiorno appena svegli. Viviamo quindi nell’era smart, dove tutto è facile, veloce e divertente, e in questo scenario anche l’advertising deve essere smart e parlare al pubblico in maniera mirata ed efficace. La creatività e l’abilità di essere catching (attraente, che faccia presa) devono quindi essere doti in primo piano per ogni web agency e SMM che si rispetti.

Come nel caso dello spot di British Airways, dove un maxischermo installato in Picadilly Circus a Londra mostra un bambino indicare il passaggio dell’aereo con tanto di volo e numero di linea, nel momento esatto del suo reale passaggio sul cielo di Londra. Questa strategia di real marketing, associata ad un semplice hashtag #lookup (ovvero guarda in alto) è divertente e geniale al tempo stesso. Un altro esempio è dato dal video dell’azienda Lenovo che promette di seguire i propri consumatori in ogni aspetto della loro vita, grazie alla sua tecnologia d’applicazione altamente specializzata. Grazie quindi alle IoT quello che immaginiamo oggi sarà possibile già domani.

di Anna PiazzaAssociata AISM